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Il Bivacco Resnati (m. 1920)

Era un pomeriggio agostano quando mi incamminai verso la testata di Val d’Arigna, intercettai la GVO (Gran Via Orobica) e mi spinsi fino il Scimur (m. 1720). Poco prima di raggiungere l’ormai rasente bivacco iniziò a piovere, decisi così di prender la via del rientro.

Il giorno dopo passai la mattina a intagliare cucchiai di legno di nocciolo e subito dopo il pranzo, verso le 13:30 ero quasi pronto a salire verso il bivacco dove avrei trascorso la notte.

Partendo da Ca Pizzini (Armisa, m. 1050) non volevo fare qualcosa di ordinario, il dislivello di 900 metri in linea quasi retta del percorso ed il pernotto al bivacco mi risultava sobrio; decisi così che la mattina seguente potevo variare il tragitto del rientro percorrendo una sorta di anello, riscendere il Scimur e passato la croce in memoria dei fratelli Maffina risalire in direzione del Corti fino al sasso del mercante, da li avrei girato attorno a Reguzzo fino ad intercettare le baita di Cuai, Santo Stefano, Spanone, Bernè, Briotti e attraverso la decauville rientrare in Armisa. Questo percorso constava in tutto un dislivello positivo di 1500/1600 metri e circa 20 Km di cammino.

Ero in partenza quando vidi il mio dirimpettaio e gli chiesi se volesse unirsi: “Pensi tu alle cibarie?”

Nel mio zaino c’era una sciarpa, un cappello, una borraccia, una bottiglia di plastica accartocciata, qualche candela, due pacchetti di crackers, un coltello da caccia Buck e una radio PMR.

Percorremmo a piedi la carrozzabile fino a Pattini (m. 1275). Giunti alle Foppe approfittai per fare scorta d’acqua, dopo aver rabboccato la mia borraccia, scartocciai la bottiglia in PET e riempii pure quella.

Da qui in poi la valle comincia a mostrare la sua burbera bellezza. La testata di Val d’Arigna, con il suo massiccio del pizzo di Coca (m. 3050) è la massima elevazione nel cuore delle Orobie, ed è apparentemente inaccessibile.


In foto: Località Foppe (m. 1360)

Dalle Foppe si sale più in alto verso Alpe Prataccio (m. 1394) e si raggiungono le Baite Michelini (m. 1504).

Appena sopra le baite Michelini si intercetta la GVO (Gran Via Orobica). Il sentiero entra a tratti in una fitta vegetazione tra bordure ricche di piante di mirtillo che crecendo a queste altitudini sono di una bontà incomparabile.


In foto: La testata della Val d’Arigna

 

 

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